21.07.2020
Simona Corecco, Collaboratrice della Sezione degli enti locali (Dipartimento delle Istituzioni del Canton Ticino)
Scegliere un futuro è costruire un presente
Anche in Ticino, il sistema di milizia elemento cardine della democrazia partecipativa a tutti i livelli, è in difficoltà come lo è il mondo associativo, alla ricerca costante di nuove leve. La politica interessa sempre meno le giovani generazioni e l’operazione di compilare le liste agli appuntamenti elettorali è fonte di affanni per tutti i partiti. Le aggregazioni hanno temporaneamente risolto il problema nei piccoli comuni ticinesi ma hanno nel contempo aumentato la distanza tra la politica e i cittadini. Con la mobilità e il crescente individualismo, si è affievolito il senso d’appartenenza che è un importante attivatore dell’impegno politico a livello locale.
I segnali d’allarme sono tanti e tali che anche la Sezione enti locali ha ritenuto di dover fare qualche cosa. Tutto è partito dal Seminario di studio dedicato al tema della politica di milizia, tenutosi a Bellinzona poco più di un anno fa, il 23 e 24 maggio 2019, che l’Associazione dei Comuni Svizzeri (ACS) ha organizzato in concomitanza con la 65esima Assemblea generale. Dagli impulsi di quella giornata, è nata l’idea di sperimentare un progetto di democrazia attiva nelle classi di scuola elementare (secondo ciclo). In Ticino, l’Educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia è diventata, per decisione del popolo, una materia obbligatoria dal settembre 2018 nelle scuole medie e nelle medie superiori e professionali. Per le scuole elementari, fa stato il Piano di studio della scuola dell’obbligo che persegue l’obiettivo di fornire agli studenti quelle determinate competenze per permettere loro di impegnarsi attivamente alla costruzione di una società democratica e capirne le regole del gioco. “Senza educazione politica, dice il Pestalozzi, il popolo sovrano è un fanciullo che scherza col fuoco, e che rischia ad ogni momento di incendiare la casa” (da “L’Educatore della Svizzera Italiana”, L’importanza dell’insegnamento delle leggi politiche e comunali in una scuola pubblica, dicembre 1911, p. 168).
La Sezione degli enti locali, che in seno al Dipartimento delle istituzioni ha il compito di vigilare e supportare Comuni, Consorzi e Patriziati, ha voluto “osare” in un settore, quello scolastico, che non è propriamente di sua competenza, mettendo in piedi un progetto di cittadinanza attiva, con un gioco di ruolo alle scuole elementari, pensato per bambini di 9 e 10 anni dal titolo “A scuola di democrazia”. Il progetto include, sull’arco di 4 mesi, due lezioni in classe volte a spiegare ai bambini che cos’è il Comune, qual è il suo ruolo e come funziona; uscite e attività fuori sede, per esempio una visita all’amministrazione comunale; ed un gioco di ruolo durante il quale i bambini vestono i panni dei consiglieri comunali e vivono un processo democratico basato sulle medesime regole che valgono nel mondo reale.
Perché è importante partire dal Comune? Il Comune è la cellula del nostro sistema federalista. Come nella geometria frattale, vale il concetto di autosomiglianza: se si capisce come funziona il Comune, è più chiaro cosa fa lo Stato. A 9-10 anni, il Comune è un solido punto di partenza del percorso di conoscenza della civica, perché le attività quotidiane dei bambini ruotano perlopiù attorno a esso (scuola, giochi, amici, tempo libero, sport). Tasselli di vita che diventano memoria e contribuiscono a strutture il senso di appartenenza. E tanto più ci si sente parte di qualche cosa (“il mio territorio, la mia comunità, i miei amici”), maggiore è la voglia d’impegnarsi per esso, passando da una modalità di spettatore a quella di attore e partecipante (“voglio contribuire al bello e al buono”).
Come spiegare che cos’è un Comune e come funziona a dei bambini di 9-10 anni? Per trasmettere conoscenza, occorre incuriosire ed emozionare. Secondo le neuroscienze, quando si creano emozioni positive (o negative), si attiva la memoria a lungo termine mentre quando prevale la noia, il “sapere” è destinato all’oblio. Questa è forse la sfida più grande: lasciare un’impronta positiva. Se chiedete ad un bambino che cos’è il Comune, vi risponderà attraverso immagini visive che sono le montagne, la piazza, il nucleo del paese, il campo da calcio, la scuola, la Chiesa, l’edificio della casa comunale. Tutti elementi che appartengono in modo diverso al loro vissuto quotidiano. Sapere che cos’è un Comune e come funziona diventa così un’occasione per ricomporre i vari tasselli del puzzle che compongono insieme la loro realtà e dare un nome all’ordine che governa le cose. Se ci sono le strade, la scuola e l’acqua o la piscina comunale è perché “qualcuno” ha deciso di realizzarli in risposta a dei bisogni. Con un linguaggio adatto ai bambini, e possibile spiegare cosa s’intende per “beni pubblici”, “bisogni collettivi” e “qualità di vita” e tutto questo diventa un’occasione per riflettere sul senso della comunità e sull’importanza dello “stare bene insieme”, perché ci costruiamo dentro le relazioni con gli altri. La promozione della qualità di vita non è un compito esclusivo del Comune. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte. Dopo le prime due lezioni introduttive, ha inizio il gioco di ruolo.
Perché un gioco di ruolo? È il momento più interessante del progetto, un modello di apprendimento esperienziale. Aiuta gli allievi a dare un senso alle loro conoscenze, mettendoli nella condizione di usarle: grazie a questo “poter fare”, il “sapere” acquisito nelle lezioni introduttive diventa “saper essere”. In altre parole, durante le lezioni si cerca di illustrare ai bambini con parole semplici alcuni degli utensili dentro la cassetta-attrezzi del cittadino svizzero. Il gioco di ruolo insegna loro ad adoperarli. La speranza è che un’esperienza positiva ed emozionante in questo ambito possa fungere da imprinting tale da indure i piccoli cittadini-in-erba di oggi a essere cittadini attivi domani.
Dove sta l’originalità del progetto? Nell’apprendimento di tipo esperienziale e nell’amalgama dei contenuti proposti. È come un quadro: ci sono i colori, c’è una tela e poi c’è il pittore. Per questo occorre il giusto entusiasmo e il coinvolgimento da parte di tutti: Municipio, Direzione scolastica, Insegnante, allievi. Un ruolo importante lo ha avuto il Direttore dell’Istituto scolastico, il signor Giovanni Carenini, che sin da subito ha creduto in questo progetto e lo ha sostenuto con grande passione in tutte le sue fasi. Poi bisogna essere creativi, anche nel modo di approcciare questi temi con i bambini, il che non è un fatto scontato. La Sezione enti locali ha sviluppato per questo alcune attività didattiche ad hoc, ispirandosi anche al libretto Il mio Comune, la mia casa pubblicato dall’ACS.
A causa dell’ordinata chiusura di tutte le scuole da parte del Consiglio federale in reazione all’emergenza Covid, l’avanzamento del progetto ha subito una battuta d’arresto ad una settimana dalla prima seduta di Consiglio Comunale, il momento più atteso dai bambini. Il Direttore d’Istituto ha assicurato che il progetto riprenderà a settembre. Nel frattempo, le prime attività proposte hanno dato i primi germogli. I bambini hanno compreso che per funzionare il Comune ha bisogno dell’impegno di tutti e che questo impegno ha inizio con il rispetto degli altri, delle strutture pubbliche, del territorio e dell’ambiente. E che un gruppo è tanto più forte quanto è maggiore il senso di comunità, con i suoi valori di rispetto, amicizia e fiducia. Le diverse attività didattiche hanno mostrato come esistono molti modi per dare il proprio contributo e non importa quanto grande esso sia. Proprio come nella favola africana del colibrì, che ricorda a tutti noi che ogni goccia è importante e che i più piccoli gesti, sommati ad altri tanti piccoli gesti, possono generare grandi cambiamenti. Abbiamo bisogno di tanti piccoli colibrì, che con la forza di dei loro sogni e la capacità di credere in sé stessi e nelle possibilità offerte, riescono a dare un contributo positivo alla costruzione della società.
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